Scritto sull’Imprintigs di nascita

Anna Maria Gabriele

 

 

“Il trauma della nascita è una delle cose più importanti nella vita perchè è l’inizio, il seme di ogni cosa che succederà più tardi; dobbiamo cambiare quel trauma, altrimenti l’umanità  rimarrà la stessa – continuamente spaventata di ciò che è sconosciuto, piena di paure e non coraggiosa, non in cerca dell’avventura, o di nuovi spazi di scoperta.

Osho, “The path of the Mystic”, cap.3

 

Le prime esperienze di vita, dal concepimento, alla gestazione, al parto sono di grande importanza e intensità per un essere umano ancora così piccolo e plasmabile, da lasciare su di lui una profondissima impronta. Questa impronta influenza la nostra vita fino ad oggi, influenza inoltre la nostra relazione con gli altri e con noi stessi, influenza le nostre paure e molti dei nostri comportamenti nella vita.

 

 

Il ricordo, non conscio, della nascita, ha lasciato in ognuno di noi segni, attitudini e convinzioni che manifestiamo nel rapporto con la vita, con noi stessi e nelle relazioni sociali.  Senza cadere nel rischio di facili generalizzazioni possiamo usare questi schemi come tracce o indicazioni per aiutarci a comprendere meglio alcuni atteggiamenti e credenze.

 

Cos´è l´imprinting?

E’ l’inizio di una danza tra esterno ed interno, tra noi e l’altro che permette di costruire una relazione. Strumento importante è il nostro corpo.

   

 

Noi non nasciamo con la capacità di autoregolazione ( tirare fuori risorse e organizzarsi) ma questa si costruisce con la relazione.

La prima relazione con nostra madre, con il suo corpo, le sue emozioni, la sua mente e il suo spirito, forma la nostra relazione primaria e insegna a noi come vivere in questo mondo. Le nostre esperienze pre- e perinatali si registrano nelle nostre cellule per sempre.

 

Di imprinting si parla nel momento in cui comincia la relazione madre e figlia/o subito dopo il parto.Questo è lo spazio sacro in cui essi si incontrano per la prima volta, dopo aver approfondito la loro conoscenza per circa nove mesi. E´ il primo momento in cui guardarsi negli occhi, per entrare in relazione, sprofondando entrambi nella simultanea e reciproca comunicazione non verbale, visiva.

Specchiando le manifestazioni emozionali ed espressive nel corpo del piccino dopo la nascita, induciamo l´aumento dei neuroni a speccho, iniziando così la creazione di una mappa neuronale che sarà ampliata per tutta la vita.

Il contatto oculare permette di vedere e di essere visti, solo così accade qualcosa dentro di noi, la riflessione nell’altro, crea e restituisce il senso di Sé.

Il contatto fisico dona orientamento (da una sequenza tra il corticale e il sentimento integrando le parti), regolazione, definizione e rende concreto il confine del corpo del bebè  (questo sei tu, tu nello spazio). Il contatto “sicuro e non invasivo”, d’amore, aumenta la risposta del bambino e la sua consapevolezza di esistere, crea le basi per l’apprendimento.

In questo modo fondiamo soprattutto la base di una relazione tra due individui creando un legame empatico. Siamo in un uno spazio e in un tempo che è  un momento unico ed irripetibile, l´inizio dell´amore all´inizio della vita. Un momento di incontro, di comunicazione e di comunione.

 

L’imprinting della nascita può essere considerato una chiave di lettura del nostro modo di procedere nella vita e dei condizionamenti inconsci ai quali siamo sottoposti che, di fatto, limitano la nostra libertà influenzando le nostre decisioni. Solo nella possibilità di avere una alternativa risiede infatti la nostra libertà e quanto più ampio è lo spettro delle scelte possibili, tanto più saremo veramente liberi. Normalmente l’influenza della nascita ci posiziona in uno dei due estremi di uno schema comportamentale, accettandolo passivamente come qualcosa di inevitabile, o rifiutandolo rabbiosamente con una forma spesso malcelata di ribellione.

 

Il primo passo verso una relazione, un’ integrazione degli opposti e il raggiungimento di una condizione di maggiore libertà sta nel divenire consapevoli su quale estremo ci stiamo posizionando, per poi accettare l’esperienza della nostra nascita, riconoscendone il valore in quanto strategia comunque vincente (di fatto siamo nati e sopravissuti) e guardare all’altro estremo come direzione verso la quale muoversi in un percorso di crescita personale.